Juve, quel senso di inevitabilità

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Ivan Zazzaroni
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Avete presente quando il destino di una partita sullo 0-0 sembra scritto non prima ma durante, qualsiasi cosa accada? Se sì, non vi ha certamente sorpreso lo sfigatissimo autogol di Calabresi che ha permesso a Spalletti di tornare a casa con un successo che lo proietta nelle zone alte della classifica. Quelle buone-buone.
Già, perché il 2-0 di Yildiz nel finale, favorito da una bella giocata di Miretti, ha semplicemente arrotondato il risultato di un incontro ormai chiuso.
Gran parte del merito va naturalmente ascritta proprio a Spalletti che dopo un’ora di nulla e vuoti ha tolto Openda e Locatelli per inserire David e soprattutto Zhegrova. L’esterno kosovaro ha svolto subito il compito che di solito è affidato a Conceição: ha spaccato la partita attraverso l’uno contro uno, l’accelerazione non fine a sé stessa, la palla messa in mezzo (anche se il portoghese la tiene fin troppo incollata al piede).
Fino al 65’ mi era in effetti piaciuto di più il Pisa. Il Pisa con la sua qualità approssimativa ma con una preparazione fisica, una disponibilità al sacrificio e un’attenzione davvero encomiabili. In alcuni momenti il pressing alto della squadra di Gilardino ha avuto accenti addirittura commoventi: una traversa e un palo il prodotto di tanto sforzo, ma non valgono un gol.
Quattro le altre cose segnalabili: Koopmeiners restituito al centrocampo, perché in difesa non si può proprio vedere (ha fatto qualcosa quando è stato portato nei due in mezzo); il maxicappotto da 6.900 euro di Spalletti che però a un certo punto se l’è tolto: nella tensione della partita non c’è cachemire che tenga; la corsa di Idrissa Touré, esterno tedesco che, pur non essendo più giovanissimo, sembra ugualmente interessante; infine la tenuta di Bremer che però deve ritrovare la condizione migliore.
Continuo a ripetere che la Juve non vale l’Inter o il Napoli: se la può giocare per il terzo posto con il Milan e la Roma se Gasperini riceverà uno o due attaccanti svegli dal mercato.

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